Fake people (Italian Edition) by Viola Bachini & Maurizio Tesconi

Fake people (Italian Edition) by Viola Bachini & Maurizio Tesconi

autore:Viola Bachini & Maurizio Tesconi [Bachini, Viola & Tesconi, Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Codice Edizioni
pubblicato: 2020-06-17T04:00:00+00:00


Le cantonate dei robot investitori

Chi sbaglia può finire in tribunale, e di recente si è scoperto che nemmeno gli algoritmi di trading fanno eccezione. Nella primavera del 2019 si è parlato molto della storia del bot trascinato davanti a un giudice del tribunale commerciale di Londra per aver sbagliato una serie di investimenti e bruciato una fortuna. Nel primo processo che vede sul banco degli imputati un’intelligenza artificiale, sono coinvolti anche il ricco figlio di uno dei proprietari di un importante fondo immobiliare e una società londinese di investimenti. I consulenti della società avevano parlato al miliardario di K1, l’algoritmo di deep learning specializzato in investimenti, che – a detta loro – sarebbe stato in grado di analizzare testi di giornali e social network per prevedere l’andamento delle azioni e agire di conseguenza. Il magnate si era fidato e gli aveva messo nelle mani un patrimonio di 2,5 miliardi di dollari, con l’ambizioso obiettivo di raddoppiarlo. Ma le cose non sono andate come previsto.

Raggiunta quota 20 milioni di perdite, l’investitore ha deciso di disattivarlo e trascinarlo in tribunale insieme alla ditta che glielo aveva consigliato, per ottenere un risarcimento. Dal canto suo, la società londinese ha chiesto il pagamento delle commissioni per l’operato di K1. Il processo si concluderà nel 2020 e ancora è presto per dire chi la spunterà. Tuttavia, la vicenda è molto interessante perché per la prima volta costringe la legge a esprimersi su una domanda ancora irrisolta: se un robot sbaglia, chi paga per i suoi errori?

Quando a lavorare sono i robot, come abbiamo visto anche nei capitoli scorsi, possono sorgere diversi problemi e la finanza non fa eccezione. Le questioni possono essere di natura tecnico-pratica (gli algoritmi sbagliano, a volte anche alla grande), ed etica, con il problema delle black boxes e la difficoltà a capire il perché delle scelte operate dai robot.

Quando c’è di mezzo l’intelligenza artificiale, la macchina ha un certo grado di autonomia, ma è comunque programmata, almeno in una fase iniziale di allenamento, da una persona. Il “Sole 24 Ore”, raccontando la peculiare vicenda dell’algoritmo sotto accusa, azzarda che probabilmente si andrà verso forme di responsabilità oggettiva di chi scrive il software, oppure il cliente dovrà preventivamente accettare il rischio di avere affidato la propria fortuna a una macchina capace di fare ragionamenti e prendere decisioni in autonomia13.

Qualunque sia la decisione finale del giudice, la sentenza segnerà un punto da cui partire anche per giudicare altri errori futuri degli algoritmi. Anche perché il rischio di prendere grossi abbagli è più concreto. Può succedere, per esempio, che gli algoritmi abbocchino alle fake news. Come quando, a inizio 2018, un sito poco affidabile diffuse la notizia delle dimissioni del presidente del Sudafrica Jacob Zuma. Gli algoritmi di trading ci avevano creduto, forse anche perché, ha scritto Bloomberg, ironia della sorte ha voluto che lo stesso giorno fosse fallita una missione spaziale che nulla c’entrava con il presidente sudafricano, ma che aveva come nome in codice “Zuma”14. La notizia – vera – della caduta



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